Cos'è
E’ stato l’ultimo Padrino Matteo Messina Denaro, ma è stato anche molto di più di un boss mafioso, un uomo capace di agire nell’ombra mentre tutti lo cercavano e molti lo proteggevano. Fino all’ultimo ha lavorato per dar vita alla multinazionale del crimine, cioè l’alleanza tra la mafia siciliana e l’ndrangheta calabrese, per far tornare protagonista Cosa nostra, colpita dai numerosi arresti che da tempo hanno ridotto il potere delle cosche.
Di questo personaggio controverso, capace di trasformare Cosa nostra in una Cosa grigia, con legami nella politica, nell’imprenditoria, nella massoneria si parlerà sabato 6 aprile alle 18.00 nell'Auditorium dell' Ospitalia del mare di Levanto, in via San Nicolò, durante la presentazione del libro “L’ultimo Padrino. Vita, morte e crimini di Matteo Messina Denaro”, edito da Rubbettino. L’autore Luca Ponzi, giornalista, responsabile della redazione Tgr Rai della Liguria, dialogherà con Laura Canale, presidente di Officine del Levante.
Matteo Messina Denaro ha vissuto da fantasma per trent’anni, ben nascosto e quasi sicuramente ben protetto. Per tutto quel tempo molti sono stati pronti a scommettere di averlo visto in mezzo mondo – dalla Germania, alla Spagna fino al Venezuela e addirittura allo stadio di Palermo per una partita di calcio – ma nonostante i diversi mandati di cattura internazionali gli investigatori hanno stentato a prenderlo. La verità è che Matteo Messina Denaro non si è mai allontanato troppo dalla sua Sicilia. E in trent’anni ha scalato i vertici di Cosa nostra, diventandone il boss incontrastato, facendo affari con la droga, le opere d’arte, i supermercati, le pale eoliche. Matteo Messina Denaro non è un mafioso qualsiasi, è l’autore di decine di omicidi, tanto che si vantava raccontando in giro che “con tutte le persone che ho ammazzato si potrebbe riempire un cimitero”; a lui si deve uno dei crimini più efferati, aver fatto sciogliere un bambino nell’acido dopo oltre due anni di prigionia ed è l’uomo che in Italia ha mosso i fili della strategia stragista della mafia. Dietro gli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino c’era lui. Così come dietro le bombe a Milano, Roma e Firenze e la decisione di pedinare e provare a far saltare in aria Maurizio Costanzo.
Su alcuni di quelli che sono i misteri dell’Italia degli ultimi tre decenni ci sono le sue impronte digitali. E c’è poi il lato umano – non sempre il migliore – con le sue debolezze, la passione per la bella vita, a partire da quella vacanza a Forte dei Marmi, l’ultima da uomo libero, fino alle belle donne, tanto da non esitare a far uccidere un rivale in amore. Un uomo che si disperava per i pessimi rapporti con la figlia e che ogni anno ricordava il padre, capomafia anche lui, con un necrologio pieno di affetto. Il libro ricostruisce trent’anni di latitanza, fino alla cattura avvenuta in una clinica di Palermo dove il boss, malato di cancro, si sottoponeva alla chemioterapia, e prova a far luce sulle protezioni e i legami di Matteo Messina Denaro. Massoneria, politica, servizi segreti, ma anche la cosiddetta società civile, in molti sapevano, ma non hanno mai parlato.
Comunicato stampa "Officine del Levante"